Intervista a Giulietto Chiesa a cura di Ignazio Dessì - tiscali.it
Mario Monti, il presidente del
governo tecnico incaricato di salvare l’Italia dai colpi dello spread, dagli
scricchiolii della Borsa e dall’incedere del debito pubblico, insomma dalla
crisi, ha annunciato agli italiani che occorreranno molti sacrifici per rivedere
il sereno e tornare a crescere. E’ giusto dunque dare con fiducia un contributo
nell’interesse generale o bisogna preoccuparsi? Ne abbiamo parlato con
Giulietto Chiesa, il noto giornalista, scrittore e politico, che più volte ha
puntato il dito contro i giochi speculativi dei potentati finanziari
internazionali.
Giulietto Chiesa, gli italiani devono gioire perché i loro guai
stanno per finire o devono preoccuparsi?
“C’è molto di cui preoccuparsi
perché Mario Monti è la sintesi e l’emblema di un nuovo governo esterno alla
democrazia italiana. Forse è la prima volta che il nostro Paese è governato
formalmente da un gruppo di persone espressione di un potere esterno”.
A quale
potere si riferisce?
“E’ difficile definirlo in
termini sintetici. Formalmente è un potere europeo, sostanzialmente è un potere
finanziario che interviene direttamente sulle sorti del nostro Paese attraverso
due persone che si chiamano Mario Monti e Mario Draghi. L’uno è il banchiere
centrale
europeo, l’altro il nuovo capo del governo di questo Paese. Entrambi
sono uomini della Goldman Sachs e, per meglio dire, uomini che hanno
partecipato alla guida di una delle più importanti banche d’investimento
mondiale. Il primo come vice presidente per l’Europa (2002-2005), l’altro come
consigliere internazionale (2005). Ora assumono la guida dell’Italia e la
lettera Draghi-Trichet, inviata questa estate al nostro governo, di fatto
indica ciò che Monti si appresta ad eseguire”.
In poche parole l'unica cosa
certa è che i cittadini devono aspettarsi ancora di versare lacrime e sangue.
Del resto la Bce ce la sta mettendo tutta per farci capire che il nostro debito
è un pericolo per l’economia europea e dobbiamo estinguerlo. E’ giusto che ci
dissanguiamo per pagare questo debito?
“No, è assolutamente ingiusto.
Questo debito è iniquo e illegale e per questa ragione ritengo che l’Italia non
debba pagarlo. Lo dico basandomi su molti dati probanti. L’Italia è uno dei
Paesi più sani d’Europa dal punto di vista del debito privato, corrispondente
al 42% del Pil, mentre Paesi come la Francia, l’Inghilterra, la Spagna e altri
sono in condizioni di gran lunga peggiori. Basti pensare alla Gran Bretagna,
che è fuori dall’euro, ma con un debito privato del 103% del Pil, praticamente
più del doppio dell’Italia. Addirittura, se facciamo la somma del debito
pubblico più il debito privato, scopriamo che l’Italia si trova al secondo
posto come stabilità finanziaria dopo la Germania”.
Perciò dipingere l’Italia
come una nazione sull’orlo del fallimento non è corretto?
“Presentare l’Italia come una
nazione sull’orlo del fallimento è una evidente forzatura. Gli italiani hanno
seguito molto meno di altri le favole della globalizzazione, non si sono
indebitati, e hanno continuato a lavorare sulla base delle proprie risorse. Lo Stato
italiano ha inoltre tra i 300 e i 400 miliardi di debito verso i propri
cittadini (che dunque gli hanno prestato i soldi), cosa molto diversa
dall’essere indebitati completamente verso l’esterno. Grosso modo abbiamo 750
miliardi del nostro debito imputabili all’intervento di grandi banche
d’investimento che hanno acquistato Buoni del Tesoro italiani. Cifra enorme
frutto della speculazione. Poi ci sono circa 900 miliardi frutto degli
investitori istituzionali italiani sul mercato dei Bot, in parte dovuti alle
banche italiane che hanno comprato questi bond e in parte al fatto che, per
esempio, tutti i fondi pensione si sono buttati in attività speculative
accumulando prodotti tossici. In sostanza siamo di fronte a un debito che va
disaggregato. Una parte va ripianata ed un’altra no. La parte da ripagare è
quella derivante dal fatto che lo Stato ha speso più del dovuto, e l’ha fatto
perché le classi dirigenti hanno consentito ai ricchi di non pagare le tasse.
Questa parte del debito va ripianata ma la domanda è chi la deve
ripianare?”
Già, chi la deve ripianare?
“La devono ripianare quelli che
non hanno pagato le tasse, non il popolo italiano nel suo complesso”.
Chiedere
agli italiani grandi sacrifici è quindi ingiusto? Siamo nel pieno di un
contrasto tra interessi della finanza e interessi dei cittadini?
“Dicendo che l’Italia è sull’orlo
della bancarotta si raccontano un sacco di balle, e chiedendo agli italiani
grandi sacrifici per uscire dalla crisi si crea una situazione gravissima di
scontro tra le esigenze finanziarie del mercato mondiale e le esigenze della
vita di 60 milioni di persone. E io metto in testa le esigenze della vita,
dello studio, della salute e del lavoro di 60 milioni di persone”.
Sta forse
parlando della crisi di questo capitalismo essenzialmente finanziario, di un
modello economico irrimediabilmente logoro?
“Tutti i dati ci dicono che siamo
arrivati a un punto di non ritorno. Questa finanza sta creando da 30 anni una
gigantesca massa di debito basata su una speculazione forsennata per tenere
alti i tassi di crescita della finanza stessa. Non c’è invero nessun rapporto
tra questa crescita e l’economia reale, l’attività produttiva, il lavoro e la
vita della gente. C’è una massa monetaria, il debito, che cresce su se stessa e
tramite se stessa. Questa massa produce un disastro generalizzato e molte
banche occidentali ed europee sono fallite tra il 2007 e il 2010, ma sono state
ricapitalizzate con denaro fittizio fornito dalla banca centrale del pianeta,
cioè dalla Federal Reserve. Nessuno ha fatto azioni contro di loro per farle
fallire: sono fallite da sole. Il crollo del sistema finanziario mondiale è già
avvenuto per ragioni endogene, secondo le leggi del mercato, cosa per cui
quelle banche dovevano essere lasciate al loro destino. Ma in virtù della legge
Too big to fail (troppo grandi per fallire) sono state salvate con denaro
pubblico e denaro fasullo, cioè inesistente".
E ora, a 5 anni dall’inizio
della crisi, siamo di nuovo da capo ed anche il Belpaese rischia.
“Esatto. Tutte queste banche, dopo
avere speculato sui mutui facili degli Usa e aver arricchito per 6 anni Wall
Street con una gigantesca massa di denaro che arrivava da tutto il mondo, hanno
scoperto di essere in fallimento perché quegli asset erano inesigibili. Abbiamo
creato un debito superiore a qualsiasi possibilità di chiunque di pagarlo,
compresi gli Stati Uniti d’America. Quindi le grandi banche d’investimento
americane ed europee cosa hanno fatto? Si sono gettate sui Bot europei perché
pensavano che questi sarebbero stati esenti da ogni rischio in quanto coperti
dalla Banca Centrale Europea, ed hanno cominciato a comprare a man bassa con
fini speculativi i bond europei, scegliendo i paesi più deboli perché i loro
Buoni del tesoro offrivano tassi di interesse più alti. Si sono precipitati
sulla Grecia, sull’Italia, sulla Spagna, sul Portogallo comprando il debito
pubblico di questi stati e mettendoli in circolazione attraverso i derivati,
cioè ingigantendoli ulteriormente e portando questi Paesi al disastro. Il
disastro greco è stato organizzato dalle banche di investimento internazionali,
protette dall’Europa, e con lo stesso meccanismo stanno cercando di creare il
disastro italiano”.
Lei ha affermato che siamo commissariati dalla Bce, dal Fmi,
ed ha parlato di una sorta di Matrix, un mondo in cui la democrazia è virtuale
e non ci sono punti di riferimento per i cittadini i quali, per giunta, spesso
non se ne rendono conto. Qual è la pillola da assumere come nel film per
rompere il meccanismo? Forse prendere coscienza e mobilitarsi?
“Mi ha tirato fuori le parole di
bocca. Stiamo andando verso la catastrofe, una crisi più grande di quella del
‘29. Le banche internazionali si sono scavate la fossa ed ora, per salvarsi, la
vogliono scavare a noi. Quindi per sfuggire al disastro bisogna rompere questo
meccanismo”.
Come?
“Prima di tutto non pagando il
debito, denunciandolo, poi aprendo una discussione in Europa per modificare le
regole che l’hanno retta finora. Le prime regole da cambiare sono gli accordi
di Maastricht, che costringono gli stati europei a fare ricorso per finanziarsi
al mercato speculativo internazionale. Un mercato drogato e impazzito, per cui
gli stati diventano drogati e impazziti a loro volta. Inoltre, per rompere
questo meccanismo perverso, bisogna creare un movimento internazionale popolare
di opposizione che respinga questa linea e dica che questa Europa così com’è va
riformata radicalmente, ridiscutendone la costituzione e le regole per andare a
un’Europa che tenga conto degli interessi dei popoli".
E se non ci riuscissimo?
"O andiamo in questa
direzione dove ci possiamo salvare o andiamo nella direzione che ci propone il
signor Mario Monti, quella della catastrofe. Quando Monti e altri ci
ribadiscono infatti che adesso dobbiamo sacrificarci perché poi ricominceremo a
crescere mentono. Non possono non sapere che questa prospettiva non esiste. Noi
andiamo semplicemente verso una recessione di proporzioni anch’esse
gigantesche. E questo dimostra che queste persone sono in cattivissima fede”.
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