Un'asta dei Bund decennali ha avuto una domanda molto più bassa del previsto ed è stata definita "un flop", ma per il momento non c'è da preoccuparsi.
fonte: www.ilpost.it
L’asta
dei titoli decennali di ieri (mercoledì) in Germania ha avuto una domanda molto
più bassa del previsto, con grandi preoccupazioni per i mercati che iniziano a
temere una diffusione della crisi anche nell’economia tedesca, una delle più
solide dell’area euro. Il governo è riuscito a vendere solamente 3,9 miliardi
di euro di Bund sui 6 miliardi messi complessivamente all’asta con un
rendimento intorno all’1,98 per cento. Nelle ore successive all’asta, i tassi
d’interesse sono aumentati sensibilmente arrivando al 2,09 per cento, il dato
più alto delle ultime tre settimane.
I
motivi che hanno portato alla riduzione della domanda possono essere molteplici
e non hanno necessariamente alla base un indebolimento dell’economia tedesca.
Edwal
Nowotny, dirigente della Banca Centrale Europea, ha definito la vendita
ridotta di Bund un “segnale d’allarme” da non sottovalutare, ma secondo diversi
economisti non c’è da preoccuparsi più di tanto per il risultato di ieri. Nei
suoi sessant’anni di storia, spiegano sul Wall Street Journal, la Repubblica
federale della Germania non aveva mai provato a vendere titoli di Stato decennali
con interessi al di sotto del due per cento. Un rendimento più basso del solito
ha quindi ridotto gli appetiti degli investitori, che hanno preferito non
esporsi più di tanto con nuove acquisizioni di Bund.
Potendo
scegliere tra i diversi titoli di Stato in Europa, chi investe continua a
preferire quelli tedeschi, perché hanno dietro un’economia più solida e offrono
quindi maggiori sicurezze. Ma l’asta di ieri è arrivata in un periodo
particolare dell’anno nel quale gli investitori iniziano ad avere meno
liquidità, quindi meno denaro per avventurarsi in nuovi investimenti. Infine,
dicono gli analisti, occorre anche considerare una certa saturazione della
domanda da parte di alcuni investitori, che nei mesi passati avevano già
acquistato molti Bund e non avevano quindi motivo di acquistarne di nuovi
considerati i rendimenti e l’aria che tira per l’economia europea.
Alcuni
economisti la pensano diversamente sulle ragioni della scarsa vendita di Bund
di ieri, ma tutti concordano su un punto: non si possono trarre conclusioni
sull’andamento della crisi in Europa da una sola asta di titoli di Stato della
sua economia più solida. Il risultato di ieri, infatti, è stato anche
condizionato dal meccanismo con il quale sono venduti i Bund in Germania, come
spiega l’esperto di investimenti Lorenzo Pagani sull’Economist.
"In
Germania l’asta dei titoli di Stato è simile a quella di altri paesi. Gli
operatori possono fare offerte legate alla quantità e al prezzo. La differenza
sta nel fatto che in Germania l’Agenzia tedesca del debito (Finanzagentur)
trattiene parte della nuova emissione ogni volta, in genere il 15 – 20 per
cento, così da non avere bisogno di una piena domanda per emettere i titoli.
[…] La Germania non concede le greenshoe option per i suoi operatori. Altri
paesi lo fanno. Una greenshoe option dà all’operatore il diritto di acquistare
i titoli di Stato per alcuni giorni dopo l’asta allo stesso prezzo d’asta.
Questo significa che nel complesso la domanda nelle aste tedesche tenderà a
essere più bassa rispetto a quella delle aste in altri paesi. A partire dal
2008, la Germania ha visto aste senza completa copertura in un caso ogni
cinque."
Bisogna
comunque ammettere che nel caso di ieri la quota di Bund non collocati è stata
particolarmente alta, intorno al 39 per cento. La Finanzagentur ha piazzato sul
mercato 3,9 miliardi di Bund, mantenendone 2,1 miliardi. Questa quota potrà
essere venduta nei prossimi giorni sul mercato secondario, consentendo
all’Agenzia di raccogliere nuovo denaro. Il mercato finanziario secondario è
quello in cui vengono trattati i titoli già emessi e in circolazione fino alla
loro scadenza. Semplificando un poco: un titolo nasce sul mercato primario dove
viene emesso e collocato, dopodiché passa nel secondario dove si raccolgono
tutte le operazioni successive di compravendita dei titoli. Il secondario è
quindi un mercato molto più grande del primario.
Dopo
l’asta di ieri, si è parlato di un’operazione da parte della Bundesbank, la
Banca centrale tedesca, per acquistare i Bund che non sono stati collocati.
Pagani spiega che è sbagliato porre la questione in questi termini: «La
Bundesbank non sta finanziando la Germania, sta solamente operando come agenzia
per la Finanzagentur». Come abbiamo visto, la Finanzagentur trattiene sempre
una parte dei titoli per sé, dunque il processo di acquisto è del tutto normale
ed è già avvenuto in passato per aprire poi la strada del mercato secondario
per i Bund.
Tra
gli analisti c’è comunque chi si spinge oltre le ragioni tecniche legate alle
emissioni dei Bund, ipotizzando che quello di ieri sia un segnale sulla
gestione della crisi da parte delle autorità europee. La minore acquisizione di
titoli di Stato tedeschi è avvenuta nel giorno in cui la Commissione Europea ha
diffuso una nuova, timida, proposta per adottare le obbligazioni europee (i
cosiddetti eurobond) con l’obiettivo di dare maggiore solidità e stabilità
all’economia dell’Unione. Gli eurobond non piacciono alle economie che accusano
meno la crisi come la Germania, perché comporterebbero tassi di interesse meno
vantaggiosi e obbligherebbero il paese a farsi maggiormente carico del debito
delle economie europee più in difficoltà.
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