Pensioni, spunta un piano più rigido sì all'Autorità per il pareggio di bilancio.

Dal mercato del lavoro alla previdenza, ecco gli interventi strutturali allo studio del governo. E subito occorre una manovra aggiuntiva che si avvia verso i 20 miliardi soltanto per il 2012.
di ROBERTO PETRINI – www.repubblica.it

PER LA MERKEL il programma di riforme strutturali esposto da Mario Monti è "impressionante". Ritorno di imposte sulla casa, innalzamento dell'Iva, ma anche una boccata d'ossigeno su Irpef e Irap (se possibile). Si aggiungono alla lista pensioni, mercato del lavoro, privatizzazioni e liberalizzazioni.
I sacrifici tuttavia non saranno lievi: la due diligence del Tesoro sta andando avanti e il piatto delle bilancia sta pesando verso i 20 miliardi, solo per il 2012 (il doppio per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013). A pesare c'è la spesa per interessi per l'effetto-spread, la sovrastima del gettito dell'evasione e la caduta del Pil.
Non è invece chiaro ancora cosa si farà della poison pill lasciata dal precedente governo nei conti pubblici: o si taglia per 20 miliardi l'assistenza a invalidi e vedove oppure si tagliano del 20% tutte le agevolazioni fiscali dai carichi familiari ai mutui alle detrazioni per lavoro dipendente e pensioni. 

1. LA CASA
Super-Imu, 340 euro a famiglia
ma i redditi bassi pagano meno
E' stata battezzata Super-Imu, sarà la nuova tassa sulla casa. Per una parte recupererà la vecchia Ici sulla prima casa, abolita frettolosamente da Berlusconi nel 2008, dall'altra anticiperà al 2012 il nuovo "involucro" dell'Imu creato dal federalismo di Bossi. Quanto
sarà l'aliquota? I decreti federali la indicano nel 6,6 per mille (un po' meno della vecchia Ici), ma a pesare sulle tasche dei proprietari di casa sarà l'operazione di rivalutazione delle rendite catastali, ovvero la base imponibile dell'Ici-Imu: oggi sono rivalutate al 105 per cento e potrebbero arrivare al 115 o al 125.

Una vera e propria stangata che tuttavia sarebbe ispirata a criteri di progressività (chi ha di più paga di più) ispirati alle categorie d'estimo (con detrazioni decrescenti) o al reddito. A completare il quadro la Res (la tassa sui servizi varata in extremis da Tremonti): sarà del 2 per mille. In tutto, calcola la Uil servizi territoriali, una media di 340 euro a famiglia.

2. IL DEFICIT
Un organismo per verificare
la regola del pareggio di bilancio
Intanto sul fronte Parlamentare si intensifica l'attività del ministro Piero Giarda, grande esperto di conti pubblici e ora anche noto appassionato di opere liriche. Giarda ha preso di petto la questione della riforma dell'articolo 81 della Costituzione nell'ambito del quale dovrebbe essere inserito l'obbligo del pareggio di bilancio (comprensivo della spesa per interessi). Il testo all'esame è tuttavia piuttosto complesso e si presta a letture non chiare e dunque si sta lavorando per rendere più trasparente la norma.

La novità è che si va verso l'introduzione nell'ordinamento italiano di un organismo, una specie di Autorità, già esistente nei Parlamenti anglosassoni, di controllo della spesa pubblica, che dovrebbe proprio verificare che venga realizzato il pareggio di bilancio. Negli Usa c'è il Congressional Budget Office (Cbo), formato da tecnici, e nel Regno Unito la Pubblic Account Committee (Pac), in cui siedono sia parlamentari che tecnici.

3. LA PREVIDENZA
Molti dubbi della Ragioneria
sul progetto di uscite flessibili
Se l'idea iniziale del ministro Elsa Fornero era quella di un meccanismo "flessibile" che, dopo l'anticipo dell'età minima a 63 anni nel 2012, avrebbe consentito di creare un meccanismo in base al quale chi resta al lavoro più a lungo prende di più e chi va via prima prende di meno, ora le cose potrebbero cambiare.

In un primo incontro con la Fornero, il "guru" delle pensioni della Ragioneria generale dello Stato, Francesco Massicci, avrebbe espresso parecchi dubbi. Il sistema flessibile infatti, secondo la Rgs, è per sua natura "flessibile" e non consente dunque stime certe di risparmi.

Dunque se si vuole intervenire, meglio riprendere le vecchie proposte di correzione rendendo più serrato il meccanismo delle quote per raggiungere quota 100 (cioè 65 anni più 35 di contributi, oppure 64 e 36) nel 2015. Di fatto le pensioni di anzianità potrebbero scomparire come chiedono Ue e Bce.
 
4. IL FISCO
Più Iva, meno Irpef e Irap
lo scambio consumi-redditi
L'Iva sembra la carta che ormai il governo tecnico è intenzionato a giocare per recuperare, pronta cassa e strutturalmente, 8,4 miliardi. Un punto dell'aliquota oggi al 21 per cento vale 4,2 miliardi (esattamente quanto consentirà di incassare in ragione d'anno l'aumento messo a segno da Tremonti nella manovra d'estate, dal 20 al 21 per cento). Ma è possibile che l'aumento sia di due punti, oppure che si intervenga sull'aliquota intermedia, oggi ferma al 10 per cento ed alcuni sostengono che potrebbe essere toccata anche quella sui beni di prima necessità attualmente al 4 per cento.

A favore dell'aumento dell'Iva c'è la situazione ormai in recessione del paese (si attendono i dati Istat del terzo trimestre per certificarla) e lo scalino dell'imposta sui consumi non dovrebbe far salire l'inflazione. Le risorse così recuperate potrebbero servire per ridurre Irpef sui redditi più bassi e l'Irap, ma la coperta è corta anche se il governo è intenzionato a seguire un stretta politica di compensazioni.
 
5. IL LAVORO
Contrattazione aziendale diffusa
ma il vero rebus è sui licenziamenti
Passando al tema della riforma del mercato del lavoro, la lettera della Bce del 5 agosto scorso parla di "accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento". La lettera di Tremonti agli interrogativi dell'Europa prendeva un impegno per una nuova regolazione dei licenziamenti "per motivi economici".

Nel suo discorso in Parlamento Monti ha assicurato che "non verranno modificati i rapporti di lavoro stabili in essere" e ha fatto riferimento ad un nuovo ordinamento. In che direzione?

1 - Spostamento del baricentro della contrattazione collettiva verso i luoghi di lavoro;

2 - sostegno alle persone senza impiego volto a facilitarne il reinserimento nel mercato del lavoro, sul modello della flexsecurity;

3 - intenzione di colmare il fossato che si è creato tra le garanzie e i vantaggio offerti dal ricorso ai contratti a termine e ai contratti a tempo indeterminato.
 
6. LE DISMISSIONI
Un calendario per vendere i beni
attesi 15 miliardi in tre anni
Vendere, vendere, vendere. Il governo definirà un calendario puntuale per la dismissione del patrimonio immobiliare pubblico che, secondo gli impegni presi con l'Ue, dovrà portare un gettito di 15 miliardi in tre anni. Il primo gruppo di cespiti immobiliari da avviare alla dismissione sarà definito nei tempi previsti dalla legge di stabilità, cioè entro il 30 aprile 2012.

La lettera d'intenti inviata alla commissione europea prevede proventi di almeno 5 miliardi all'anno nel prossimo triennio. Non si parla per ora delle grandi holding di Stato, ma la palla alzata dalla Commissione europea che intende deferire l'Italia alla Corte di Giustizia perché ancora mantiene l'istituto della "golden share" sembra l'occasione per riportare il tema al centro del campo. Senza contare il vero ancora da sciogliere: la privatizzazione delle aziende pubbliche locali alla quale si è opposta fino ad oggi la Lega.

di ROBERTO PETRINI – www.repubblica.it

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