Scoperta falda acquifera in Namibia. Alimenterà la regione per 400 anni e permetterà una crescita esponenziale dell’agricoltura

In Namibia, uno dei paesi più aridi dell’Africa subsahariana, è stata scoperta una falda acquifera che potrebbe alimentare la parte settentrionale della nazione per centinaia di anni. Erano circa 10 anni che il governo della Namibia, in collaborazione con un gruppo di ricercatori provenienti dalla Germania e da altri paesi europei, stava esaminando il territorio alla ricerca di una nuova fonte idrica che potesse alimentare il paese, caratterizzato da un clima definito arido dai suoi stessi abitanti. Finalmente, dopo lunghe ricerche e molti fallimenti, gli scienziati hanno trovato un sito adatto allo sfruttamento. La falda acquifera ha anche un nome: Ohangwena II. L’acqua, accumulatasi nel sottosuolo 10.000 anni fa, è rimasta intrappolata in una falda che scorre lungo il confine fra la Namibia e l’Angola. Il fatto che questo prezioso liquido sia rimasto per così tanto tempo al di sotto della superficie è un dato positivo secondo gli scienziati, che hanno rassicurato gli abitanti sulla qualità del prodotto che andranno ad estrarre: “Se l’acqua si è accumulata 10.000 anni fa, vuol dire che al momento del riempimento della falda
acquifera non c’erano ancora problemi di inquinamento ambientale. Per questo crediamo che l’acqua che raccoglieremo potrà essere qualitativamente superiore rispetto a quella che potremmo raccogliere da falde che si sono formate recentemente”. Secondo le prime analisi compiute dagli scienziati l’acqua presente nell’Ohangwena II potrebbe alimentare le regioni settentrionali del paese, in cui concentra il 40% della popolazione complessiva, per circa 400 anni. Fino ad ora la popolazione della Namibia ha usufruito di due fiumi per ottenere l’acqua potabile necessaria alla sopravvivenza. Le risorse idriche utilizzate fino a questo momento sono però risultate insufficienti a garantire uno sviluppo adeguato dell’agricoltura, che non è mai riuscita a coprire il fabbisogno nazionale che dipende al 50% dalle importazioni. La scoperta di questa falda acquifera potrebbe mutare radicalmente l’economia della Namibia, che risulta attualmente specializzata nell’esportazione di minerali che pur generando circa il 20 % del PIL nazionale, garantisce occupazione a meno del 3% della popolazione. In questo momento i ricercatori stanno studiando il modo più efficace per garantire un’estrazione delle risorse idriche che sia razionale e sostenibile. Ciò che più temono gli scienziati è che vengano compiute delle estrazioni non autorizzate, che potrebbero danneggiare la falda acquifera facendo penetrare al suo interno l’acqua salata contenuta in un’altra falda idrica adiacente. Martin Quinger, project manager dell’ Istituto Federale per le Geoscienze e le Risorse Naturali, ha fatto sapere che l’obiettivo ultimo del loro lavoro è quello di mettere i namibiani nella condizione di gestire autonomamente le proprie risorse idriche nel più breve tempo possibile. Non è la prima volta che viene annunciata la presenza di una grande quantità di acqua nel sottosuolo africano. Una ricerca condotta in Africa dallo University College London in collaborazione con il British Geological Survey, ha evidenziato che nelle falde acquifere situate ad una profondità variabile da 75 a 250 metri, si troverebbe una quantità di acqua 100 volte superiore rispetto a quella presente in superficie. Una scoperta che potrebbe rivoluzionare il modo di intendere la vita delle popolazione africane, continuamente afflitte dalla penuria di acqua. Rimane tuttavia aperto un problema fondamentale: individuare le tecniche che permettano un’estrazione graduale di questo “oro blu sotterraneo”, evitando abusi che in breve tempo possano portare ad un suo completo esaurimento.