Fine di un’era: Berlusconi si è dimesso. Addio tra i fischi, gente in festa per le strade.


Dalle 21.42 il Cavaliere non è più presidente del Consiglio. In piazza è tripudio e contestazione, con cori e monetine in stile Hotel Raphael. Lui va via da un'uscita secondaria e torna a Palazzo Grazioli.

Roma, dodici novembre 2011, ore 21.42, palazzo del Quirinale: Silvio Berlusconi non è più il presidente del Consiglio. Ha consegnato le sue dimissioni nelle mani del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Un atto formale che segna al tempo stesso la fine del berlusconismo (18 anni), dell’esperienza governativa più longeva dal secondo dopoguerra ad oggi (1284 giorni) e, soprattutto, della Seconda Repubblica. Al Colle si lavora in silenzio. Fuori è il tripudio.
Migliaia di persone hanno atteso la notizia per ore, festeggiando e contestando al tempo stesso. Lo aspettano. Lui non potrà vedere. E’ andato via da un’uscita secondaria per evitare la folla: più che un addio, una fuga. Al suo arrivo, del resto, gli hanno urlato di tutto (“buffone”, “ladro”, “in galera”) e qualcuno gli ha tirato centesimi di euro: una scena che non può non riportare alla memoria il 30 aprile del 1993, quando l’uscita di scena di Bettino Craxi fu accompagnata dallo stesso gesto, monetine fuori dall’hotel Raphael di Roma all’indirizzo del leader socialista. La delusione dura un attimo. Bandiere, spumante e cori: quella della gente è una festa popolare. In piazza si alza il motivetto che nel 2006 ha accompagnato la vittoria della nazionale di calcio ai mondiali di Germania. Po-popo-popopo-po. Berlusconi è già a Palazzo Grazioli. Anche lì è giubilo, così come di fronte a Palazzo Chigi e in piazza Colonna, i luoghi del potere.

Fonte: www.ilfattoquotidiano.it

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